giovedì 6 novembre 2008
Crea non soltanto luogo di culto religioso, ma anche polo di cultura varia. È l’idea precisa del nuovo vescovo Alceste Catella, lui che di Sacri Monti si è fatto una bella esperienza come rettore per 8 anni a Oropa, incarico lasciato a settembre per assumere il ruolo di capo della Diocesi di Casale.
Del rilancio di Crea secondo questa nuova prospettiva ha parlato l’altra sera a Palazzo Treville, ospite del Lions, presieduto da Elena Caire.
D’altronde il luogo bene si presta a diventare centro di attrattiva e vitalità culturale in senso lato. Lo stesso rettore del santuario di Crea, monsignor Francesco Mancinelli, ha evidenziato che, salendo ai circa cinquecento metri del Sacro Monte, lo sguardo spazia sull’intera chiostra delle Alpi e, nelle giornate più limpide, si vede pure la guglia di S. Gaudenzio di Novara. «Ecco - ha detto ricorrendo alla metafora - Crea è un luogo di "larghe vedute", ovvero un crocevia di relazioni umane, uno spazio per il dialogo».
Monsignor Catella è intenzionato a promuovere questo luogo come polo culturale anche approfittando delle strutture di accoglienza esistenti e ammodernate, che consentono ospitalità fino a un centinaio di posti. Ci sono già contatti con un gruppo di Milano che ha una struttura per intercettare possibili fruitori; ad esempio, si è già manifestato un interessamento dalla Polonia.
Cultura a raggiera totale per richiamare a Crea, secondo l’auspicio di Catella, più «viaggiatori» che «turisti». La differenza? «I turisti sono quelli che vanno al Polo Nord e pretendono di mangiare la bistecca alla milanese; i viaggiatori, invece, sono animati dal desiderio di conoscere genti e luoghi che incontrano, e confrontarsi con le loro usanze, i loro cibi anche».
Il progetto è possibile. Monsignor Catella lo ha descritto con molto entusiasmo, ma anche con la competenza acquisita a Oropa, dove «lo spazio è più grande... , ecco, in un solo cortile di Oropa ci sta Crea..., ma il Sacro Monte di Crea è più bello, è un grande tesoro». Un ambiente straordinario (lo ha decretato anche l’Unesco) per accogliere eventi artistici, convegnistici e musicali. Comunque occasioni per riflettere e ragionare. Sulle condizioni idonee alla riflessione il vescovo ha qualche idea precisa. Nessun diktat, ma si è limitato a raccontare che, «a Oropa avevo fatto una campagna contro i telefonini e qualche risultato l’ho ottenuto». Può capitare che lo si dimentichi acceso e che quello si metta a trillare durante la messa: «c’è chi lo spegne, e chi, invece, si mette a parlare o esce fuori e, finita la telefonata, rientra e si precipita a mettersi in coda per la comunione». Al vescovo questo non piace. Peraltro, non è questione di religione o di cultura. È proprio la cifra della superficialità e della maleducazione.
(Silvana Mossano - © "La Stampa", giovedì 6 novembre 2008)
Del rilancio di Crea secondo questa nuova prospettiva ha parlato l’altra sera a Palazzo Treville, ospite del Lions, presieduto da Elena Caire.
D’altronde il luogo bene si presta a diventare centro di attrattiva e vitalità culturale in senso lato. Lo stesso rettore del santuario di Crea, monsignor Francesco Mancinelli, ha evidenziato che, salendo ai circa cinquecento metri del Sacro Monte, lo sguardo spazia sull’intera chiostra delle Alpi e, nelle giornate più limpide, si vede pure la guglia di S. Gaudenzio di Novara. «Ecco - ha detto ricorrendo alla metafora - Crea è un luogo di "larghe vedute", ovvero un crocevia di relazioni umane, uno spazio per il dialogo».
Monsignor Catella è intenzionato a promuovere questo luogo come polo culturale anche approfittando delle strutture di accoglienza esistenti e ammodernate, che consentono ospitalità fino a un centinaio di posti. Ci sono già contatti con un gruppo di Milano che ha una struttura per intercettare possibili fruitori; ad esempio, si è già manifestato un interessamento dalla Polonia.
Cultura a raggiera totale per richiamare a Crea, secondo l’auspicio di Catella, più «viaggiatori» che «turisti». La differenza? «I turisti sono quelli che vanno al Polo Nord e pretendono di mangiare la bistecca alla milanese; i viaggiatori, invece, sono animati dal desiderio di conoscere genti e luoghi che incontrano, e confrontarsi con le loro usanze, i loro cibi anche».
Il progetto è possibile. Monsignor Catella lo ha descritto con molto entusiasmo, ma anche con la competenza acquisita a Oropa, dove «lo spazio è più grande... , ecco, in un solo cortile di Oropa ci sta Crea..., ma il Sacro Monte di Crea è più bello, è un grande tesoro». Un ambiente straordinario (lo ha decretato anche l’Unesco) per accogliere eventi artistici, convegnistici e musicali. Comunque occasioni per riflettere e ragionare. Sulle condizioni idonee alla riflessione il vescovo ha qualche idea precisa. Nessun diktat, ma si è limitato a raccontare che, «a Oropa avevo fatto una campagna contro i telefonini e qualche risultato l’ho ottenuto». Può capitare che lo si dimentichi acceso e che quello si metta a trillare durante la messa: «c’è chi lo spegne, e chi, invece, si mette a parlare o esce fuori e, finita la telefonata, rientra e si precipita a mettersi in coda per la comunione». Al vescovo questo non piace. Peraltro, non è questione di religione o di cultura. È proprio la cifra della superficialità e della maleducazione.
(Silvana Mossano - © "La Stampa", giovedì 6 novembre 2008)
0 commenti:
Posta un commento