INTERVISTA AL VESCOVO CATELLA
Unità pastorali, formazioni di giovani, delega a volontari e nonni...

giovedì 3 settembre 2009


CASALE (g.b.) – In una bella giornata di sole, un anno fa, era il 7 settembre del 2008, il 37° Vescovo eletto alla cattedra di sant’Evasio, entrava nella sua nuova sede episcopale di Casale Monferrato, accompagnato dall’Arcivescovo padre Enrico Masseroni di Vercelli e dal Vescovo di Biella mons. Gabriele Mana. A dare il benvenuto al nuovo Pastore di anime, tutte le massime autorità della Provincia e della Città; e con loro migliaia di fedeli. Di quella nomina, attesa dopo la dolorosa dipartita di mons. Germano Zaccheo, mancato ai piedi della Madonna di Fatima, avevamo avuta notizia dalla Nunziatura Apostolica della Santa Sede, il 15 maggio, quando mons. Giuseppe Bertello scriveva all’Amministratore Diocesano mons. Antonio Gennaro: “ Il Santo Padre, ha nominato Vescovo di Casale il rev. mons. Alceste Catella, finora Vicario Generale della Diocesi di Biella”.
Il nostro Vescovo l’abbiamo conosciuto, apprezzato e subito amato. Il suo curriculum vitae, ci ha detto che era nato a Tavigliano, piccolo centro biellese, il 5 maggio 1942, poi diventato presbitero il 26 giugno 1966. Dottore in Liturgia e in Teologia, visto più volte (attraverso l’Oftal) al santuario di Oropa dov’era Rettore.
E’ passato un anno. Il Vescovo Catella è con noi, tra noi, uno di noi. Un anno fa all’arrivo, dopo i saluti del Prefetto, del Presidente della Provincia e del Sindaco, aveva ringraziato tutti “Per la gioiosa e festosa accoglienza”, aggiungendo “Desidero incontrarvi presto, ascoltarvi. Aprite il vostro cuore, io vi aprirò il mio”. In questo tempo ci ha indicato la strada, ci ha invitati a camminare con lui, ad essere Chiesa e famiglia di Dio.
Lo abbiamo incontrato in Vescovado, proponendogli un’intervista subito amabilmente accettata, per sapere da lui le sue sensazioni, i suoi progetti, le sue speranze.
- Eccellenza, da quel 7 settembre, è passato un anno. Ormai conosce tutto dei suoi preti, dei suoi parroci, delle sue chiese, dei suoi diaconi, dei suoi fedeli. Vuole farci il punto della situazione? E’ questa la “Chiesa” che Lei voleva? 
- Con l’aiuto del Signore e con la benevola accoglienza di tanti, ho avuto la gioia di conoscere e di visitare tante realtà locali. Ho fatto la visita pastorale nella Vicaria di San Salvatore Monferrato e sono stato in tutte le parrocchie di quella Vicaria. Così ho incontrato le autorità civili, i gruppi pastorali, i miei sacerdoti, i diaconi e ne ho ricavato l’immagine di una realtà viva e impegnata sia sul versante civile che su quello religioso. Sono stato in sessantacinque parrocchie, per la celebrazione delle cresime o per altre occasioni. Ho incontrato uno ad uno i miei carissimi sacerdoti, sia personalmente che in momenti formativi. Mi chiedi se è questa la Chiesa che volevo. Ti rispondo così: quando uno si sposa è perché ama la sua sposa. Certamente può trovare qualche piccolo difetto ma l’amore fa superare tutto. Questa quindi è la Chiesa che io amo e che, il Signore, ha voluto per me.
 - A proposito di presbiteri… sono pochi e mancano i ricambi. Certi parroci ultrasettantenni, continuano ad essere in servizio permanente. Per loro non arriva mai il collocamento a riposo. Penso a don Giuseppe Ferrando per sessant’anni parroco di Cerrina, e delle quattro frazioni. Lui per giunta era anche responsabile del mensile La Grande Famiglia ed aveva anche scritto diversi libri. Che ne pensa?
- Voglio esprimere il mio affetto e la mia riconoscenza ai miei sacerdoti. Ognuno fa più di quanto umanamente sarebbe possibile. Proprio per fare in modo di meglio utilizzare il numero ridotto di sacerdoti, sto pensando alle “unità pastorali”, quale strumento per meglio servire il popolo di Dio.
- Mancano le vocazioni, sia maschili che femminili. Cosa si può fare… oltre a pregare?
- Il problema delle vocazioni è da collocarsi nel più ampio spazio dell’educazione. Dobbiamo impegnarci tutti: famiglie, associazioni, parrocchie, scuola ad educare i nostri giovani.
- Volontariato e cattolici impegnati al servizio della chiesa locale, con qualche diacono. Ma come il popolo di Dio può diventare protagonista?
- Credo sia opportuno riscoprire quello che il Concilio ha richiamato: la vera natura della Chiesa ci impegna, in forza del battesimo, ad essere tutti più responsabili. Noi sacerdoti dobbiamo avere ben presente questo e non stancarci di proporre e di formare. Certo sarà necessario pensare ad una formazione seria per avere collaboratori laici, davvero corresponsabili.
- Che rapporti ha il Vescovo con la società civile?
- Fin dal primo momento, da quando si è avuta notizia della mia nomina a Vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, ho incontrato gli amministratori ed ricevuto lettere benevole da tutti i Sindaci del territorio. In dicembre sono stato in Consiglio Comunale, dove ho espresso – in piena libertà – il mio pensiero e la sincera volontà di dare e avere piena collaborazione. Tante sono state le occasioni di incontro con gli amministratori e ho trovato collaborazione e cordialità.
- Quale approccio con i genitori e la scuola? La formazione dei giovani a chi è affidata?
- Il tema dell’educazione, specialmente oggi, è una sfida che deve diventare una passione che tutti coinvolge. Ecco perché il piano pastorale 2009-2010 contiene suggerimenti su questi temi specifici. Dunque tutti dobbiamo collaborare.
- Eccellenza lei è ottimista, in questo momento storico, dove tanti valori, sembrano messi in un angolo per lasciare posto al dio quattrino?
- Io sono e resto ottimista, nonostante tutto, perché vedo e conosco persone e realtà, che «non fanno rumore e notizia» ma che continuano a lavorare secondo coscienza e in linea con ottimi valori. Questo tiene in piedi il mondo.
- Parliamo di oratori. Un tempo fucina di preparazione alla vita e aiuto alle famiglie che lavoravano. Oggi senza preti, si può delegare la conduzione dell’oratorio, ad un nonno, o ad un volontario?
- Nel periodo estivo ho avuto modo di visitare diversi centri estivi che sono un eccellente servizio fatto ai nostri ragazzi e alle loro famiglie. L’oratorio deve tornare punto di vera preparazione alla vita. E anche qui l’appello è per i laici, per i genitori, per i nonni, per i volontari, affinché si lascino coinvolgere in questa bella avventura educativa.
- Genitori che lavorano… e allora quale compito si lascia ai nonni? Ne ha parlato Benedetto XVI da Les Combes, sul finire di questa calda estate, il 26 luglio.
- Mi ha colpito l’accenno che il Papa ha fatto ai nonni e lo condivido pianamente. I nonni possono trasmettere patrimoni che vengono dal passato e da loro, i giovani, li accettano volentieri. Anche nella chiesa occorre fare spazio ai nonni e tenere conto della loro saggezza. 
- Quale messaggio vuol lasciare il Vescovo, ai nostri lettori?
- Ringrazio innanzi tutto per questa opportunità di parlare con i nostri lettori. Voglio anche chiedere che si legga “La Vita Casalese”, perché essa porta nelle case il pensiero cristiano ed un modo corretto di valutare i problemi, anche alla luce degli insegnamenti della Chiesa. Si legga anche La Grande Famiglia che è uno strumento pastorale che io apprezzo molto. Il messaggio è quello bene-augurante perché nelle famiglie e nelle comunità ci sia serenità, gioia, collaborazione ed impegno.
Eccellenza, grazie.
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(© "La Vita Casalese" di giovedì 3 settembre 2009)

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