Il papa e l'abbraccio del Piemonte domenica a Torino - Ai giovani l’invito del beato Piergiorgio Frassati a “vivere e non vivacchiare”

lunedì 3 maggio 2010

da www.ilmonferrato.it

“Abbiamo vissuto una bella giornata di fede, di partecipazione, di raccoglimento con il nostro Papa...”. Questo il commento raccolto domenica sera dal vescovo di Casale mons. Alceste Catella, al termine del pellegrinaggio a Torino del pontefice Benedetto XVI.
Il grande evento è iniziato al mattino in una piazza San Carlo gremitissima che ha atteso tra canti e preghiere e qualche coro (‘‘Benedetto, Benedetto’’), l’arrivo del Papa (che viaggiava con venti minuti di ritardo sul protocollo).
Dalla postazione stampa (una tribuna laterale all’altare, visuale ottima) notiamo che i primi a prendere posto sono i “nostri” consiglieri regionali Ugo Cavallera e Cristiano Bussola. In prima fila anche l’erede Savoia Vittorio Emanuele con la moglie e (fila dietro) il figlio Emanuele Filiberto, si alzano spesso a salutare.
Più tardi è la volta del sottosegretario Letta e del presidente della regione Cota che avevano accolto il Papa all’aeroporto di Caselle.
Alle 10,10 l’ondeggiare della folla annnuncia l’arrivo della ‘Papamobile’ a bordo, oltre al Pontefice, il suo segretario (con la cartellina dei discorsi) e il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino che sarà costantemente a fianco del Papa, testimone silenzioso, spesso a mani giunte (ma il viso spesso a volte lascia trasparire l’emozione) di un evento storico. E’ giusto ricordare che l’arcivescovo di Torino è casalese d’adozione.
C’è grande entusiasmo ma nel contempo grande compostezza, potremmo dire tutta piemontese.
La parte ufficiale inizia con il benvenuto del sindaco di Torino Sergio Chiamparino, stringato ed efficace, nel suo stile. E’ interrotto dagli applausi quando nomina il cardinal Poletto, san Giovanni Bosco e gli altri santi torinesi.
In un cielo di di nuvole basse che tiene sospesa la pioggia (fino al pomeriggio...) è il cardinal Poletto e ribadire il ringraziamento al Papa per la visita a una “città stupenda e complessa” in occasione dell’ostensione della Sindone.
Il Pontefice si ritira nella chiesa di S. Carlo dietro il grande palco per prepararsi alla cerimonia religiosa.
Un grande coro mantiene l’atmosfera dell’evento religioso.
Una ventina di minuti e inizia la Messa; con il Pontefice celebrano i cardinali Bertone, Sodano Cordero Lanza di Montezemolo, e trenta vescovi tra i quali oltre a mons. Catella, mons. Luciano Pacomio villanovese, vescovo di Mondovì (i due sono a fianco) e mons. Aldo Mongiano pontesturese, vescovo emerito di Roraima (spicca coi suoi capelli bianchi a fianco di un vescovo di colore, keniota, a Torino come omaggio anche ia padri della Consolata).
Lunga l’omelia del Pontefice (anche qui applausi quando nomina Poletto, segno dell’affetto dei torinesi per il presule) con pensieri rivolti ai disoccupati, agli immigrati e ai politici (“perseguite il bene comune anche quando può apparire difficile”).
E’ ancora un silenzio partecipato alla Comunione che viene somministrata dal palco di piazza San Carlo fino a piazza Castello dove una grande folla segue composta la Messa attraverso maxi schermi.
A fine cerimonia poi in Arcivescovado è il momento degli incontri (“Il papa ha salutato tutti i vescovi al pari del cardinal Poletto che ha avuto affettuose parole per la diocesi casalese ricordando che sarà da noi il 30 maggio”, testimonia per noi mons. Catella).
Il pranzo ha un menù rigorosamente piemontese (sappiamo che vengono apprezzati gli agnolotti del plin, il brasato al barolo e lo zabajione al moscato).
Al pomeriggio la pioggia (a tratti battente) non frena la festa dei giovani in piazza San Carlo (molto allegro il coro dei ragazzi della Diocesi torinese con le loro T shirt colorate) raggiunta poco dopo le 16 dal Papa (che indossa il camauro anti freddo). Dopo il saluto del cardinale Severino Poletto che invita i ragazzi a comprendere come “non c’è amore senza sofferenza, senza lotta, senza sacrificio, senza andare a volte contro corrente”, papa Benedetto cita l’invito del beato Piergiorgio Frassati a “vivere e non vivacchiare” (sarà il titolo di quasi tutti i giornali del lunedì...).
Non può mancare il riferimento alla Sindone, “un invito ad imprimere nel vostro spirito il volto dell’amore di Dio per essere voi stessi, nei vostri ambienti, con i vostri coetanei, un’espressione credibile del volto di Cristo”.
Subito dopo il Papa raggiunge il Duomo per venerare il Sacro Lino; dopo molti minuti di preghiera una riflessione: “questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona del Sabato Santo”. La conclusione del lungo pellegrinaggio del Papa è al Cottolengo dove il rettore nel suo saluto (con simpatico influsso di dialetto piemontese) mette in luce il grande lavoro fatto da questa benemerita istituzione tesa a far del bene in tutto il mondo.
Luigi Angelino

FOTO. I vescovi Catella e Pacomio (secondo e terzo da sin.) e (seconda foto) Mongiano (è il terzo da sinistra tra un vescovo kenota e il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo) alla concelebrazione col Papa in piazza San Carlo; il papa tra la folla sulla "papamobile", seduto, di spalle il cardinal Poletto (f. Furlan)

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