giovedì 24 luglio 2008

Desidero condividere con voi una riflessione che ci aiuti ad impostare il nostro cammino per il prossimo “anno pastorale”. Uno degli ultimi documenti del magistero dell’amato papa Giovanni Paolo II ebbe come suo tema l’Eucaristia e l’indissolubile legame tra la Chiesa –nel suo sorgere e nel suo operare- e l’Eucaristia (cfr. Enciclica Ecclesia de Eucharistia). Ed il magistero del papa Benedetto XVI è stato come inaugurato dall’Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis. Non può, dunque, stupire il fatto che dovendo individuare il tema per il Sinodo dei vescovi che verrà celebrato nel prossimo mese di ottobre, Benedetto XVI abbia proposto “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Appare evidente l’intento di collegare sempre più esplicitamente –nella riflessione e nella pratica pastorale- Parola – Eucaristia - Vita; si tratta di rendere sempre più consapevoli i credenti che la vita cristiana consiste nel “fare esperienza” del Signore Gesù che si dona quale Parola che interpella, quale Corpo dato e Sangue versato, quale Vita che si dona, che “muore e risorge” perché anche in noi via sia abbondantemente la vita. Il dono della Parola di Dio, è lo “strumento” essenziale di quella sublime comunicazione con cui Dio si rivela in ordine alla salvezza, e Dio invisibile, nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con Sé. (cfr. la Costituzione conciliare Dei Verbum al numero 2). Proprio per questi motivi, penso che anche nella nostra cara Diocesi il tema attorno a cui elaborare un cammino pastorale possa proprio essere quello della Parola, nella cornice dell’anno dedicato a S. Paolo che dalla Parola fu “afferrato” ed inviato perché l’annunziasse e la testimoniasse fino al dono supremo della sua stessa vita. Meditiamo, carissimi, su quel singolare episodio che abbiamo la consuetudine di chiamare la “conversione di Paolo”. In realtà nulla faceva presagire questo fatto: sentite che cosa dice il libro degli Atti degli Apostoli: «In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. Quelli “però” che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio». Cogliamo qui un progetto di Dio che si scorge in filigrana e che occorre saper cogliere con la fede dentro a queste vicende. Ed allora vediamo l’agguato che il Risorto tende a Saulo: lo aspetta sulla via. «Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti”?». Ecco il radicale cambiamento, la radicale “sovversione” dell’esistenza di Saulo. Osserviamo alcuni elementi.
* In primo luogo l’ambiente dove l’episodio avviene è la “strada”; cioè una situazione dinamica, di movimento, piena di disagi, piena di incertezze, piena di orgoglio e di autosufficienza da parte di Saulo che non ha problemi, anzi è sicurissimo di se stesso, è garantito; infatti, ha le carte in regola: i sacerdoti gli hanno dato il mandato….
* Quella strada, poi, è particolare; è la strada che si lascia alle spalle Gerusalemme, perché quella città è la città del Calvario, è la città della Croce, è la città della delusione patita… E Saulo lascia Gerusalemme, quasi non fosse teatro sufficientemente ampio per le sue imprese.
* Sulla strada vi è qualcuno che si accosta, uno sconosciuto, una voce improvvisa dall’alto per Saulo. Una voce, un accostamento, una persona che si pone in continuità, che interpella, che interroga, che usa un metodo che favorisce il tirar fuori dalla persona stessa ciò che è dentro, ciò che turba, ponendo domande… Domande sensate, mirate…
Tra Gesù e Saulo sembra verificarsi come una lotta all’ultimo sangue; allora la domanda si fa più diretta e forte: “perché mi perseguiti”?
Ne nasce immediatamente un dialogo: Saulo interroga: “chi sei, o Signore”? E Gesù risponde: “Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare…”.
Carissimi, la Chiesa è questa realtà che sulla strada si fa incontrare dagli uomini, li aiuta a ricercare, si mette in contiguità con le loro domande, con forza e umiltà propone delle chiavi di risposta, non intellettuali o sentimentali ma vere: Gesù. Un Gesù da sapere e da incontrare nella Parola, nel sacramento, nel prossimo. Un cammino pastorale consiste nel dare concreta attuazione a questo.
+ Alceste Catella
("La Vita Casalese" di giovedì 24 luglio 2008)
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