mercoledì 15 febbraio 2012
dal sito di Vita Casalese
CASALE – Lunedì pomeriggio Tv2000, la TV della Chiesa che si vede sul canale 28 del digitale terrestre, ha trasmesso un interessante commento alla sentenza del processo Eternit. C’è stato anche un collegamento in diretta con la redazione del nostro giornale “La Vita Casalese”, attivato con il webcam attraverso Skype e il nostro Vescovo Mons. Alceste Catella ha dato la seguente dichiarazione: «La sentenza era qualche cosa di dovuto, era assolutamente necessario che venisse resa giustizia perché la sofferenza è immane, la sofferenza di coloro che sono già passati attraverso questa strada terribile e che sono morti. È la sofferenza delle famiglie e dei congiunti, ed è allora che la giustizia da rendere a queste persone era qualcosa di assolutamente necessario. Esprimo - come dire - una gioia se così si può dire su qualche cosa di così drammatico, una soddisfazione che si sia compresa questa realtà, e nei limiti di una giustizia umana una prima sentenza abbia riconosciuto dove stanno le colpe dove sta chi ha sbagliato e chi ha patito.
E vorrei aggiungere solo un’altra cosa. Credo che si sia giunti a questa sentenza per la compattezza sia di coloro che hanno tribolato, sofferto e ancora stanno soffrendo per la compattezza di tutta una città. E vorrei proprio che l’insegnamento riguardante l’unione, l’unità di una città, venisse fatto proprio da tutti e da ciascuno in questa nostra amata città in questo territorio, perché non è finito, è stato definito l’aspetto giuridico ma non ancora l’aspetto umano e la lotta che deve essere fatta nella ricerca, nella cura e nella prevenzione. Ecco ringrazio davvero la città di Casale, i cittadini di Casale ringrazio perché nonostante tutto nonostante le difficoltà anche recenti hanno saputo arrivare e rimanere uniti e mi auguro che insieme riusciremo, saremo capaci nonostante tutto di ottenere quello che è dovuto a questa città a queste persone a questi fratelli e sorelle».
È intervenuto nella stessa trasmissione anche don Paolo Busto, direttore del settimanale “La Vita Casalese” a cui è stato chiesto quale sia il sentimento della popolazione sulle migliaia di morti per mesotelioma, di cui circa duemila nella nostra diocesi. Questa la risposta: «Dobbiamo pensare che Casale è una città di 35.000 abitanti ed ogni famiglia ha un parente che è morto per questa malattia. Questo rappresenta per noi una grande angoscia ma la città - come diceva prima il Vescovo - è stata determinata perché questa sofferenza che noi abbiamo avuto serva perché non si ripeta in altre parti del mondo più deboli la stessa tragedia. Infatti continua la produzione di questa fibra assassina e allora bisogna che se noi vogliamo portare avanti la bandiera della dignità del rispetto della vita dobbiamo continuare ad essere uniti, compatti, ed essere attenti anche verso tutte le altre parti del mondo.
È una sentenza storica a livello mondiale. La prima in Europa che condanna la finanza che ha usato l’uomo come merce e rimette al primo posto la dignità di ogni persona. Erano tre le richieste che avevamo posto: giustizia, bonifica, prevenzione. Dobbiamo continuare coinvolgendo tutti sugli obiettivi».
CASALE – Lunedì pomeriggio Tv2000, la TV della Chiesa che si vede sul canale 28 del digitale terrestre, ha trasmesso un interessante commento alla sentenza del processo Eternit. C’è stato anche un collegamento in diretta con la redazione del nostro giornale “La Vita Casalese”, attivato con il webcam attraverso Skype e il nostro Vescovo Mons. Alceste Catella ha dato la seguente dichiarazione: «La sentenza era qualche cosa di dovuto, era assolutamente necessario che venisse resa giustizia perché la sofferenza è immane, la sofferenza di coloro che sono già passati attraverso questa strada terribile e che sono morti. È la sofferenza delle famiglie e dei congiunti, ed è allora che la giustizia da rendere a queste persone era qualcosa di assolutamente necessario. Esprimo - come dire - una gioia se così si può dire su qualche cosa di così drammatico, una soddisfazione che si sia compresa questa realtà, e nei limiti di una giustizia umana una prima sentenza abbia riconosciuto dove stanno le colpe dove sta chi ha sbagliato e chi ha patito.
E vorrei aggiungere solo un’altra cosa. Credo che si sia giunti a questa sentenza per la compattezza sia di coloro che hanno tribolato, sofferto e ancora stanno soffrendo per la compattezza di tutta una città. E vorrei proprio che l’insegnamento riguardante l’unione, l’unità di una città, venisse fatto proprio da tutti e da ciascuno in questa nostra amata città in questo territorio, perché non è finito, è stato definito l’aspetto giuridico ma non ancora l’aspetto umano e la lotta che deve essere fatta nella ricerca, nella cura e nella prevenzione. Ecco ringrazio davvero la città di Casale, i cittadini di Casale ringrazio perché nonostante tutto nonostante le difficoltà anche recenti hanno saputo arrivare e rimanere uniti e mi auguro che insieme riusciremo, saremo capaci nonostante tutto di ottenere quello che è dovuto a questa città a queste persone a questi fratelli e sorelle».
È intervenuto nella stessa trasmissione anche don Paolo Busto, direttore del settimanale “La Vita Casalese” a cui è stato chiesto quale sia il sentimento della popolazione sulle migliaia di morti per mesotelioma, di cui circa duemila nella nostra diocesi. Questa la risposta: «Dobbiamo pensare che Casale è una città di 35.000 abitanti ed ogni famiglia ha un parente che è morto per questa malattia. Questo rappresenta per noi una grande angoscia ma la città - come diceva prima il Vescovo - è stata determinata perché questa sofferenza che noi abbiamo avuto serva perché non si ripeta in altre parti del mondo più deboli la stessa tragedia. Infatti continua la produzione di questa fibra assassina e allora bisogna che se noi vogliamo portare avanti la bandiera della dignità del rispetto della vita dobbiamo continuare ad essere uniti, compatti, ed essere attenti anche verso tutte le altre parti del mondo.
È una sentenza storica a livello mondiale. La prima in Europa che condanna la finanza che ha usato l’uomo come merce e rimette al primo posto la dignità di ogni persona. Erano tre le richieste che avevamo posto: giustizia, bonifica, prevenzione. Dobbiamo continuare coinvolgendo tutti sugli obiettivi».
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