PARROCCHIE IN "RETE". Coraggiosa decisione del Vescovo Catella con le Unità Pastorali.

giovedì 12 febbraio 2009

CASALE – La notizia è senz’altro importante, Con un decreto del 25 gennaio, data storica del cinquantenario del primo annuncio del Concilio Vaticano II, il nostro Vescovo ha istituito la Equipe Diocesana per le Unità Pastorali. Questo nuovo organismo sarà presieduto da don Giampio Devasini, nominato Delegato Vescovile per la Pastorale. Compongono l’equipe in tutto venti persone: oltre a don Devasini i cinque referenti delle Aree Pastorali, i nove Vicari Foranei, i Delegati Vescovili: per il Clero can. Mario Acuto e per i Beni Culturali, don Renato Dalla Costa, e don Carlo Baudino Direttore dell’Ufficio catechistico, don Marco Pivetta responsabile per la pastorale giovanile e scolastica e don Giorgio Bertola responsabile dell’Ufficio Missionario. Successivamente, sarà integrata dai Presbiteri Moderatori.
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Cosa sono le unità Pastorali?
Ce lo spiega lo stesso Mons. Alceste Catella: “Sono più Parrocchie, chiamate dal Vescovo a costruire insieme un’efficace comunità missionaria che operi su un determinato territorio”.
Si tratta allora di più parrocchie e di tutte le altre presenze ecclesiali sul territorio quali sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici, movimenti, associazioni e gruppi che collaborano continuando ciascuna a rimanere tale. Nessuna è soppressa, ma ognuna sarà valorizzata proprio in forza della ricchezza che viene dalla diversità di storia e di vita che proviene da ognuna. L’operatività dell’Unità Pastorale avverrà sotto la guida di una Equipe presieduta da un Presbitero Moderatore, ossia un coordinatore delle varie attività.
Sintetizza il Vescovo: “Uno, il sacerdote moderatore, attiva alcuni, (confratelli, diaconi, religiosi/e e laici già impegnati nelle Parrocchie o in associazioni, movimenti, gruppi presenti nel territorio) a servizio di tutti, vale a dire della gente che abita nel territorio , nelle quali si possono attivare ministerialità diverse.
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Comunità missionaria.
Si parla di comunità missionaria perché questa è la caratteristica dell’evangelizzazione, tanto più necessaria nella attuale secolarizzazione, per dar compimento ad “un gioco di squadra pastorale” che sia fermento nel territorio, ossia “per e con”, che vivono una realtà culturale, sociale, religiosa e istituzionale –non solo e primariamente geografica- con tratti di storia simili o assimilabili.
Le unità pastorali –conclude il Vescovo- non sono una massiccia operazione di ingegneria pastorale, puramente tecnica e strategica, né mirano a costituire nel tempo una “grande Parrocchia” che assorba le piccole comunità, ma sarà una vera e propria risposta ai problemi concreti della gente, in coerenza con l’annuncio, la celebrazione e la testimonianza “della buona novella”del Signore Gesù “unico” Salvatore.
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Programma di lavoro
Il lavoro dell’equipe, illustra don Giampio, è previsto in tre riunioni: il 9 marzo, il 20 aprile e il 1° giugno, al Salone dell’Immacolata in Seminario.
La diminuzione rapida e crescente del clero ci spinge a delineare una mappa di riorganizzazione delle Parrocchie costruita partendo da una prospettiva complessiva. La modalità è di sviluppare la consapevolezza di una “comunione aperta” nella dimensione più ampia della missionarietà della Chiesa nel mondo.
I tempi di realizzazione sono: circa un anno per quelli a breve termine, due anni per il medio termine, dopo i cinque anni di sperimentazione quelli a lungo termine.
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I tre tempi.
Dopo il lavoro di circa tre mesi dell’Equipe preparatoria, si entra nell’impegno del lavoro nelle costituende Unità Pastorali con l’impegno di tutti. con la definizione dei confini territoriali, la nomina del Moderatore e la scelta dell’Equipe. Segue la programmazione degli incontri, la valorizzazione di tutte le risorse, l’esame dei progetti e la valorizzazione dei Consigli Pastorali. A medio termine, i criteri per rendere più efficiente ogni comunità, specificando bene chi fa, che cosa e come lo fa. A lungo termine, rendere operativi gli animatori di comunità, dare a tutti i laici l’opportunità di essere effettivamente responsabili dei vari servizi già operativi o da avviare, attivare il Consiglio di Unità Pastorale avente il compito di studiare i temi e i problemi, indicare linee di azione, aiutare a fare bilanci, etc.
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Dai Vicariati all’Assemblea diocesana.
Ruolo propulsore è affidato ai Vicari Foranei per la convocazione dei rappresentanti dei Consigli Pastorali e degli Affari economici, e di tutte le presenze e aggregazioni. La costituzione delle Unità Pastorali non impegna automaticamente i sacerdoti a trasferirsi in un’unica abitazione per far vita comune, bensì a trovare ed incentivare momenti comuni di preghiera, di incontro, di programmazione. L’Equipe Diocesana al termine del suo lavoro preparatorio presenterà i risultati al Consiglio Pastorale e al Consiglio Presbiterale diocesano. Dopo i pareri dei due Organismi collegiali il progetto sarà presentato ai Vicariati in un’assemblea aperta non solo ai membri del Consiglio Pastorale Vicariale, ma anche a tutti quanti desiderano parteciparvi. In una seconda assemblea il Vicario Foranei consegnerà al Vescovo una relazione scritta. Dopo il confronto vicariale il progetto complessivo sarà infine presentato ad un’Assemblea diocesana per un ulteriore approfondimento. Il Vescovo approverà il progetto, ad experimentum, per un quinquennio.
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(p.b. - © "La Vita Casalese")

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